Siamo ormai alla nostra quinta visita ad Expo (2 giornate intere e 3 ingressi serali, ben distribuiti nei mesi da maggio ad oggi) e l’emozione è sempre la stessa! Viste le code di queste ultime settimane ci congratuliamo con noi stessi per aver visto la maggior parte dei padiglioni: considerando solo le 53 aree espositive self-built dai singoli Paesi, ce ne mancano ormai solamente 7! Probabilmente non riusciremo a fare en plein in quanto siamo intenzionati a rinunciare al gettonatissimo e ormai fin troppo pubblicizzato padiglione del Giappone, per cui le file, in alcuni giorni, hanno raggiunto la durata di ben 7 ore!  Quindi, con la consapevolezza di aver già visto molto, passeggiamo tranquillamente lungo il decumano affollato come c.so Buenos Aires la vigilia di Natale (lontanissima ci sembra la pace da noi sperimentata a maggio, durante la nostra prima visita) e ci concentriamo sui padiglioni non ancora visitati.

Repubblica Ceca. Con un aspetto esterno lineare e avveniristico (a parte la scultura vagamente kitsch del pesce-macchina nella piscina), l’area non offre granché: solo una riproduzione di un bosco boemo con vari tipi di piante in un contesto da esperimento chimico (luci con effetti particolari, con l’acqua protagonista assoluta).

Bahrain. Design pulito, totalmente bianco con illuminazione poco incisiva; le pareti sono costruite con pannelli di calcestruzzo che al termine dell’Esposizione verranno recuperati. Il tutto risulta un po’ spoglio e impersonale. All’interno, piccoli orti botanici con frutteti di alberi caratteristici di questo paese come il banano, la palma da dattero e il melograno. Torneremo la prossima volta per gustare il gelato alla rosa e al dattero in vendita nel bar interno al padiglione!

Angola. L’area è un cubo gigante che la sera si accende di luci colorate e scenografiche; già questo basterebbe per farne un’icona dell’esposizione. All’interno presenta un allestimento accattivante e realmente educativo, molto focalizzato sul ruolo della donna nella società angolana. Davvero una bella rivelazione!

Vanke. Colosso cinese leader nell’immobiliare, il padiglione Vanke presenta una struttura che è davvero attraente e spettacolare, tra le più fotografate della manifestazione. All’interno si trova un caleidoscopio di monitor che mostrano scene di vita quotidiana, pranzi, condivisione di momenti. La metafora delle radici viene resa al meglio dalla struttura in pali che simula una foresta con alcuni specchi lacustri. Non male!

Brasile. La maggior parte delle persone ambisce a passeggiare sull’enorme rete che caratterizza il padiglione, cercando di tenersi in equilibrio su corde tese sopra e a fianco del vero e proprio spazio espositivo. Mah… Noi evitiamo la colossale fila all’entrata e ci addentriamo all’interno. La struttura é su tre piani e mostra varie soluzioni sulle capacità tecnologiche in ambito agricolo; proiettori, monitor e megaschermi illustrano le varie fasi relative alla biodiversità, tra materie prime e tecniche avanzate in susseguirsi di immagini ‘fluttuanti’ che rendono gradevole la visita nel suo complesso.

Tailandia. Bel padiglione tecnologico in cui le proiezioni su mega schermi, a volte con effetti tridimensionali, la fanno da padrone. Spettacolare il filmato sui piatti thai, famosi in tutto il mondo, che avviene in una grande sala specchiata con al centro un’immensa vasca riflettente, dove si proiettano i prodotti e la loro preparazione. Davvero bello! Per finire, comodamente seduti in un cinema, un video molto celebrativo sulla figura del sovrano tailandese e sulla sua attitudine verso l’agricoltura e il suo ammodernamento.

Ceniamo ottimamente e a prezzi popolari all’interno del Cluster Zone Aride e propriamente presso la zona della Giordania, a base di falafel e kebab. Dopo aver visto il sempre emozionante spettacolo dell’Albero della Vita, non possiamo non fermarci per un pit-stop allo stand Poretti della nostra amata Valganna per una… 3 luppoli!

In 15 minuti siamo a casa grazie al comodo collegamento ferroviario con la Stazione Centrale!