Oggi è la volta della visita alle bellezze di Rostov Velikij (per non confonderla con Rostov sul Don): centro storico della città è il cremlino, visibile praticamente da ogni parte dell’agglomerato urbano. E’ una poderosa fortezza con mura alte, spesse e massicce torri da combattimento ai lati con ampie corti interne. Sopra le mura sono stati realizzati dei passaggi che permettono di percorrere tutta la fortezza ed esplorare gli edifici che la compongono. Vi sono una tranquillità e un pace difficili da descrivere e soprattutto… quante cipolle! Ci spostiamo quindi alla periferia della città dove, sulla sponda del Lago Nero, sorge il Monastero di Spaso-Yakovlevsky; è meraviglioso con le sue cupole verdi e assume ancora più contorni magici quando, a mezzogiorno, inizia il concerto dei rintocchi delle campane (qui fare il campanaro è una vera e propria arte e sembra che le campane di Rostov siano rinomate per il loro suono perfetto). Desiderosi di pranzare al fresco e recuperare un po’ di energie, puntiamo dritti sul ristorante migliore di Rostov ma siamo costretti ad andarcene immediatamente in quanto il menù è solo in cirillico e tutto il personale non riesce a spiegarci, anche a grandi linee, cosa si possa mangiare… davvero incredibile! Rimediamo trovando un locale vicino al centro paese, sotto un tendone in cui si toccano i 40°C: anche qui le cameriere sono prese dal panico appena capiscono che siamo stranieri (ma non dovrebbe essere uno dei luoghi più turistici della Russia al di fuori delle due capitali?) ma ci salva il menù in inglese. Soliti pelmeni per il Muslo e solita accoppiata insalata e patatine per la Musla. La cameriera, pur essendo molto gentile e disponibile, sembra tirare un sospiro di sollievo quando ce ne andiamo! Mah!
Sulla strada verso sud, facciamo poi tappa al monastero Nikita; la visita viene preclusa alla Musla dal momento che, iper accaldata, si rifiuta di coprirsi le gambe con uno dei teli (di dubbia igiene) disponibili all’entrata. Dopo 60 chilometri, giungiamo a Pereslavl-Zalesskij, cittadina in cui si susseguono numerosi monasteri e chiese. Scattiamo qualche foto alla bellissima Cattedrale della Trasfigurazione: edificata nel 1152 in pietra bianca, questa chiesa sobria e a cupola unica, è uno dei rari edifici di età pre-mongola e ‘biglietto da visita’ della città. Dopo qualche foto alla Nuova Cattedrale di San Nicola, di costruzione recente ma di grande fascino grazie alle sue grosse cupole dorate, giungiamo al Monastero Goritzki, suggestivamente collocato su una collinetta che si specchia sul lago Plesheevo e che ci rimanda all’irlandese Rock of Cashel; qui ci coglie il solito temporale pomeridiano e dobbiamo correre a ripararci in macchina per poi proseguire ancora per una settantina di chilometri e arrivare finalmente a Sergiev Posad, ultima tappa del nostro giro sull’Anello d’Oro e famosa per il Monastero della Trinità di San Sergio.
Costruito nel XIV secolo, Sergiev Posad è il più importante monastero e centro spirituale della Chiesa ortodossa russa: patrimonio UNESCO, al suo interno si trovano la cattedrale della Trinità (con splendide cupole dorate e dove sono conservate le spoglie di San Sergio), la cattedrale dell’Assunzione (dalle splendide cupole a cipolla azzurre con stelle dorate) e una torre campanaria in stile barocco italiano. Il luogo, oltre ad offrire numerosi spunti fotografici ai Musli (nel frattempo è uscito un bel sole e il contrasto con i colori accesi degli edifici e delle loro cupole è davvero stupefacente) è anche pervaso da una grande spiritualità e molta partecipazione religiosa, con vari pope in pellegrinaggio. Che posto meraviglioso!
Dopo la visita di questa stupenda cittadina è il momento di fare rientro a Mosca. Per fortuna il traffico non è così tremendo come quello incontrato ieri perciò arriviamo alla Leningradsky Station con una buona ora di anticipo rispetto all’appuntamento per la riconsegna dell’auto (dopo un totale di 634 km percorsi). Fa un caldo dell’accidenti e noi siamo provati, accaldati e sudaticci; ceniamo ottimamente da ‘Il Patio’, pseudo ristorante italiano (senza, ahinoi, aria condizionata); anche qui la cameriera va in preda al panico quando capisce di doversi esprimere in uno stentatissimo inglese, sufficiente però per dirci che venire a visitare l’Italia è il suo grande sogno! Non sapendo cosa ci aspetta nel viaggio notturno in treno verso San Pietroburgo, la Musla si munisce di salviette rinfrescanti per eventualmente porre un minimo rimedio alla sensazione di appiccicaticcio che ci accompagna fin dalla mattina. Arriviamo al nostro binario e la scena che ci si presenta è quasi da film: il treno ha 12 carrozze (ovviamente, la nostra, essendo ‘luxury’ è la prima dopo la motrice, in testa al treno) e per ciascuna, all’entrata, vi è un’impeccabile hostess in vestito grigio rosso e guanti bianchi, in posizione eretta, rigida e perfettamente in linea con tutte le altre. Sembrano soldatini!
La nostra cabina è, per alcuni versi, meglio di tante camere d’albergo: oltre a esserci televisione, radio, dvd sulla storia delle ferrovie russe in regalo, ordinazione per la colazione, beauty di cortesia, aria condizionata e chi più ne ha più ne metta, cosa fondamentale, vi è un bagno privato con phon e soprattutto con una cabina doccia probabilmente più grande di quella di casa nostra. Rubli davvero ben spesi! Lentamente il treno parte e noi ci facciamo una delle docce più desiderate e apprezzate di tutta la nostra vita!! L’ultima immagine di Mosca scorre dal finestrino ed è la torre di Ostankino, nata negli anni ’60 per la radio-telediffusione; i suoi colori che ricordano la bandiera russa ci accompagnano per l’ultimo saluto a questa città che davvero ci ha impressionato e colpito, una tra le più belle mai visitate!Nella notte, nonostante le comodità della cabina letto, il sonno stenta ad arrivare e a farsi regolare a causa del continuo movimento ondeggiante sui binari… ma che esperienza indimenticabile!
Itinerario: Rostov – Pereslavl-Zalesskij – Sergiev Posad – Mosca (Km. 212) – San Pietroburgo (in treno)
Pernottamento: in treno…