Oggi ci svegliamo con una sorpresa poco gradita ed impensabile dopo i 32°C di ieri pomeriggio: piove e tira vento! Cambiamo abbigliamento (bene abbiamo fatto a fare una valigia che spazia dai pantaloncini corti alle felpe!) e ci incontriamo con Eldor e lo stagista alla volta di Samarcanda. Nel percorso attraversiamo un’infinita steppa intervallata da pochi piccoli villaggi e raggiungiamo Qashi, il luogo più vicino all’Afghanistan da noi raggiunto (siamo a circa 300 km). Piano piano che ci portiamo verso l’est del Paese la terra si fa meno arida e più verde; a differenza di ciò che accade nei dintorni di Khiva e Bukhara, notiamo che il paesaggio si arricchisce di onnipresenti mucche legate a bordo strada a pascolare e di vari animali, tra cui asini , cani, gatti, galline, etc. che vivono come allo stato brado. Ad ogni modo la situazione sembra meno degradata e disperata dell’ovest; nel collaudato sistema di comunicazione con la guida – dove il Muslo parla un po’ in francese, la Musla inglese ed Eldor risponde in un fluente francese misto a qualche rara parola di italiano, soprattutto nei momenti di massima incomprensione – ci viene spiegato che le migliaia di casette che vediamo lungo le strade principali, tutte giallo ocra, identiche, composte da pianterreno e primo piano con profili bianchi, cancelletto e passo carrabile con accesso ad un piccolo giardinetto, sono frutto di un piano del governo che ogni anno costruisce diecimila nuove case da assegnare a tasso agevolato a giovani coppie che poi potranno riscattarne la piena proprietà dopo 15 anni. Capiamo che l’eredità dell’Unione Sovietica, in questo, si fa sentire ancora molto: lo stato è presente e con fierezza Eldor ci dice che, nonostante la povertà, in Uzbekistan nessuno non ha un ‘tetto’ sotto cui dormire (dipende poi dall’accezione che a questo termine si vuole dare!).
Dopo aver attraversato una campagna più verde e coltivata, dove le distese di piantagioni di cotone cominciano a prevalere sul resto, arriviamo a Shahrisabz, città natale di Tamerlano; subito pranziamo in un ristorante all’aperto in compagnia di Eldor. Data la temperatura piuttosto fresca, apprezziamo l’usanza uzbeka del thé caldo durante il pasto che gustiamo accompagnandolo a piatti vegetariani. Ci incamminiamo poi verso la visita dei monumenti per cui questo luogo è famoso: in primis il monumentale Ak-Saray (Palazzo d’Estate) di Tamerlano; dell’edificio originale, in realtà, non rimane molto, tranne il gigantesco pishtak (portale) alto 38 metri e ricoperto di splendidi mosaici non restaurati a disegni filigranati. Dopo la visita Eldor ci racconta che la città è stata oggetto di un deciso piano di ristrutturazione che ha visto la demolizione completa di maggior parte delle case di epoca sovietica per far spazio a nuove costruzioni: gli edifici che fiancheggiano il grande parco che porta alla moschea sono sì graziosi ma trasmettono un senso si estraneità e artificiosità al tutto. Sarà che il tempo è nuvoloso e che siamo praticamente soli a passeggiare per l’enorme distesa di aiuole fiorite che porta al mausoleo, ma ne ricaviamo una sensazione un po’ contrastante: edifici monumentali e magnifici da una parte contrapposti al razionalismo sovietico dall’altra! Nel mentre comincia anche a piovere e quindi ripartiamo, percorrendo una strada che regala davvero panorami entusiasmanti, salendo a tornanti attraverso verdeggianti zone montuose fino ad arrivare alla regione di Samarcanda. Quanto è distante il deserto di Bukhara!
Scollinando in cima alla montagna, ci fermiamo a un caratteristico mercato a bordo strada dove signore dai vestiti sgargianti vendono spezie (altrettanto colorate!), frutta secca e palline di formaggio (pensavamo fossero uova di quaglia!) tipiche della zona. Qui vi sono inoltre alcuni ristori che offrono un piatto locale a base di carne di montone cucinato nel forno tandoori: davvero affascinante e caratteristico! Ridiscendendo, incontriamo le solite mucche in strada (al pari dei bambini) e colorati banchetti che a lato strada vendono rabarbaro dalle coste rosso sgargiante. Tutto ciò assume sfumature davvero antiche, contadine e povere, ed ogni tanto ci fermiamo a pensare e capiamo veramente quanti anni luce sia lontana questa popolazione dalla nostra realtà quotidiana, nel bene e nel male. Verso sera raggiungiamo quindi la mitica Samarcanda (che è ad un’altitudine di circa 700 metri), un sogno che diventa realtà, un posto che si immaginava solamente presente nelle favole e nei racconti orientali e che ora finalmente è di fronte ai nostri occhi… grandi emozioni! Percorriamo ampi viali di alti platani della parte moderna della città (ora ci è chiaro perché Eldor, fin dall’inizio, abbia sostenuto che questa sua città natale ‘Il est la civilisation!’) fino a giungere al nostro hotel che si trova in un’ampia strada moderna non lontano dal centro.
Vista l’ora Eldor ci accompagna quindi in auto al ristorante ‘Karimbek’, nella zona russa, per cenare; il locale è molto frequentato da uzbeki (che qui vengono a celebrare compleanni, eventi, etc.) e da turisti; ha un’ampia sala in cui, tra i tavoli, si balla durante la cena. Per nostra fortuna, veniamo collocati a un tavolo al patio superiore, lontano dal frastuono e dalle danze del ventre che si svolgono nella sala sottostante! Ceniamo ottimamente e ai soliti prezzi imbarazzanti: tre birre, antipasti (patate con funghi e formaggio, patate con formaggio e cipolla), spiedino di pesce e patatine fritte, kebab e patatine, due dolci… per meno di un totale di 15 euro! Eldor torna a prenderci per riportarci in hotel; in realtà abbiamo insistito perché entrambi i nostri ‘angeli custodi’ cenassero con noi – a nostre spese, beninteso… – ma forse il posto è un po’ troppo ‘pettinato’ per loro e quindi Eldor preferisce defilarsi adducendo alcune presunte commissioni da svolgere. Arrivati in camera litighiamo con la wi-fi (segnale quasi inesistente) e riusciamo a fatica a dare notizie di noi! Insomma, una giornata estenuante che ci vede esausti… inevitabilmente cadiamo subito nelle braccia di Morfeo!
Itinerario: Bukhara – Shahrisabz – Samarcanda
Pernottamento: Hotel Diyora