Per fortuna oggi c’è il sole fin dal mattino e quindi ci mettiamo subito in marcia per tornare ad Ayers Rock; percorriamo gli stessi 310 chilometri di ieri ma con un panorama attorno a noi totalmente diverso grazie alle tonalità di colore che il sole regala alla terra rossa. Nuvole che sembrano galleggiare dipinte nel cielo ci accompagnano fino al resort dove abbiamo la fortuna di trovare già disponibile il nostro appartamento. Dopo un frugale pasto a base di frutta, partiamo alla volta dei Monti Olgas (KataTjuta in in lingua Pitjantjajara), un pittoresco gruppo di rocce rosse a cupola all’interno del quale si formano gole e piccole vallate. Il caldo si fa sentire, siamo a 34° C, ma noi siamo ben equipaggiati con oltre tre litri d’acqua e la solita attrezzatura da trekking; purtroppo la Musla, sfiancata dalle precedenti passeggiate, non è nella forma migliore e patisce notevolmente il primo tratto del sentiero Valley of the Winds (7,4 km – grado di difficoltà: 4) da noi scelto e che viene ritenuto imperdibile per le sue viste fantastiche. Il Muslo dubita che si riuscirà a portare a termine l’itinerario che spesso presenta tratti in ripida salita sulla roccia viva e discese altrettanto impegnative… raggiunto faticosamente il Karingana Lookout, che offre un panorama sulle rocce quasi surreale, la Musla fortunatamente si riprende e mostra un moto d’orgoglio che la spinge a proseguire fino al completamento del trekking. Il tempo impiegato è di 3h15m considerando un paio di soste: lo sforzo è indubbio ma è ripagato dalla bellezza di questi monti che altrimenti non avremmo potuto apprezzare a pieno. La maggior parte delle persone che vengono ad Ayers Rock visita unicamente il famoso monolite di Uluru ma, a nostro parere, Kata Tjuta merita ancor più di essere esplorato, grazie alla varietà di scenari e alla possibilità di poter attraversare le sue gole con sentieri molto scenografici.
Durante la giornata siamo assistiti da un tempo stupendo ma, mentre facciamo ritorno al parcheggio dopo la passeggiata, all’orizzonte si addensano nuvole nerissime che, unite ai colori di terra e cielo, donano al paesaggio una bellezza davvero unica. Ci rechiamo un’ultima volta ad ammirare Uluru da un Sunset Lookout e ci godiamo l’avanzare del temporale che si annuncia con potenti fulmini; è un modo molto particolare per apprezzare il monolite sacro che, con questo tempo, assume contorni alquanto sinistri. Facciamo giusto a tempo a rientrare che si scatena il diluvio; continuerà fino a tarda sera! Dopo una rigenerante doccia che spazza la fatica e la polvere, ceniamo di nuovo da ‘Gecko’s Cafè’ con hamburger per il Muslo e calamari e patatine per la Musla… che nostalgia dei cibi nostrani! Ci consoliamo con ben tre Carlton Draught! E’ l’ultima sera della nostra permanenza qui nel Red Centre e già sappiamo che ci mancheranno la pace, gli orizzonti sconfinati, i colori di questa terra e il silenzio rotto unicamente dal vento e dai canti degli uccelli. Una riflessione va comunque fatta: rimanere per due o tre giorni ad Ayers Rock ha un costo spropositato. Qualsiasi attività o acquisto viene pagato molto salato, dalla benzina alla semplice bottiglia d’acqua (peraltro qui bene di prima necessità!); le condizioni del resort denotano una certa mancanza di manutenzione e la necessità di ristrutturare alcuni spazi. Certo Uluru è considerato il simbolo dell’Australia e quindi attrae un grande flusso turistico ma, dopo aver visitato altre parti altrettanto belle e significative del paese, possiamo considerare non così imprescindibile questa tappa se avesse riguardato unicamente il plurifotografato monolite. Per noi hanno avuto più significato le visite al Kings Canyon e ai Monti Olgas, che in qualche maniera ci hanno riportato alla mente scorci del viaggio lungo la Route 66, precisamente Sedona e la indimenticabile Monument Valley.
Itinerario: Kings Canyon – Ayers Rock Resort – Monti Olgas – Ayers Rock Resort (Km. 405)
Pernottamento: Emu Walk Apartments (relativamente, e molto relativamente, economico rispetto alla media della zona… buona sistemazione)