Al ritrovo per il safari scopriamo di essere soli con la guida e questo ci mette di buonumore; ma ad abbattere l’euforia del momento ci pensa il freddo pungente che patiamo mentre percorriamo sulla jeep aperta i 50 km che ci dividono dall’entrata del parco, nonostante le coperte fornite all’uopo dall’organizzazione. La guida Sebastian ci illustra la geografia dell’Etosha e ci spiega le varie zone che andremo a visitare, per cercare di cogliere i momenti migliori in cui gli animali si radunano vicino alle pozze d’acqua che in questa stagione secca sono molto frequentate. Ed ecco che appaiono dapprima le giraffe, poi zebre, gruppi di elefanti, gli immancabili springboks e mentre il sole si alza e scalda l’aria ci ritroviamo a osservare una fauna davvero meravigliosa nel suo habitat naturale. Avvistiamo inoltre un grande rinoceronte e molti uccelli di cui non si conosce la specie; sono questi momenti in cui ci rendiamo conto di essere nell’Africa più vera e a contatto con animali da noi solamente intravisti allo zoo, oppure mai in vita. Stupefacente! Facciamo una pausa verso l’ora di pranzo e mangiamo uno spuntino presso il Camping di Okaukuejo facendo le prime considerazioni sullo spettacolo del mattino; va detto che non è così semplice e scontato vedere animali da vicino, vuoi perché si radunano spesso nelle zone d’acqua a cui non è possibile accedere se non da lontano, vuoi perché alla fine sulle sterrate del Parco se ne vedono davvero pochi attraversare la strada.
Al tramonto finisce la nostra avventura e dobbiamo ammettere di essere veramente provati dalla lunga giornata trascorsa interamente all’aria aperta, spesso in balia del vento che sferza la parte aperta della jeep (mentre il guidatore è comodamente seduto nell’abitacolo!) ma completamente soddisfatti di avere visto uno degli spettacoli naturali più belli del mondo.
Bollettino dell’escursione: la Mulsa sta per perdere la voce (!!), il Muslo s’impasticca per tenere botta e viene immancabilmente punto da una zanzara locale (come succede anche in Italia il malcapitato sembra esserne un catalizzatore!), mmhh… sarà malaria? Lo scopriremo tra circa tre/quattro settimane, dopo il nostro rientro a casa! Cerchiamo di buttarla sul ridere anche se un velo di preoccupazione c’è in quanto, alla partenza, abbiamo deciso di non fare la profilassi antimalarica (tra l’altro nemmeno consigliata dalla Farnesina) perché dovrebbe tra l’altro essere la stagione secca! La cena servita al Lodge è molto buona e abbondante e il Muslo assaggia di nuovo la carne d’orice appena grigliata, davvero squisita. Una bella bottiglia di rosso locale crea la giusta atmosfera e tra un sorso e l’altro i Musli rievocano una delle esperienze più belle mai provate, il Safari.
Pernottamento: Eldorado Lodge