Passeggiamo davanti all’estesissima Ocean Beach, sotto un cielo minacciosamente grigio e con il vento teso che arriva dall’oceano. Ovviamente, come ogni ultimo giorno di viaggio, è tempo di bilanci e considerazioni su quello che è stato. L’aereo è previsto nel tardo pomeriggio e quindi approfittiamo per chiacchierare davanti a patatine e hummus nella luminosa veranda del ‘Beach Chalet Brewery and Restaurant’. In questi venti giorni abbiamo visto posti tra loro molto diversi e, come spesso accade, ci piace associare un ricordo o un’immagine ai luoghi che più ci sono rimasti nel cuore.
 

San Francisco, in tutto e per tutto, una delle città più affascinanti che abbiamo mai visitato: le sue strade sono così famose da essere anche lo scenario e il titolo di un famoso telefilm degli anni ’80 (‘Sulle strade di San Francisco’, appunto) che la Musla ricorda di aver visto tutte le sere prima di cena. Ogni cosa colpisce: la sua nebbia che tutto ovatta, gli homeless e gli sbandati in contrapposizione ai prezzi stellari di qualsiasi casa in città, i tram sferraglianti, le case totalmente in legno (e per questo così soggette agli incendi, come quello devastante del 1906).
La Pacific Coast Highway, spettacolare arteria che corre lungo l’oceano fino a Los Angeles, portandoci a visitare fari, scogliere e patinati luoghi di villeggiatura quali Monterey e Carmel by the Sea.
Poi i wharf (moli): ogni cittadina o megalopoli californiana sul mare che si rispetti ne ha almeno uno, spesso affollati di ristoranti e negozi.
Il clam chowder, una zuppa vellutata di vongole con panna, patate e bacon che, nonostante la presenza di molluschi, è piaciuta anche al Muslo!
Big Sur che, nella sua maestosità, a tratti ci ricorda la Great Ocean Road australiana.
San Luis Obispo, considerata da molte statistiche il paese più felice d’America: forse ciò è dovuto alla sua posizione un po’ interna che, a differenza della costa spesso nebbiosa, umida e fredda, gli garantisce un caldo sole e una temperatura ottimale.
Santa Barbara, con la sua infinita main road di palme e il suo inaspettato clima non propriamente caldo. Per non parlare delle nebbie di Pismo Beach e Morro Bay.
Sorseggiare, con estremo piacere, sette vini diversi all’ombra degli alberi del ‘Rancho Sisquoc Winery’.
L’esclusività di Malibù.
Los Angeles, che abbiamo amato particolarmente e soprattutto rivalutato dopo la prima visita dieci anni fa: il suo essere sempre diversa, fino a far fatica e ricordarsi di essere sempre nella stessa città, seppur sconfinata; la cremagliera di downtown, la casa del nostro amato Vasco alle pendici dello scenografico Griffith Park, le tende degli homeless vicino al municipio, le sfavillanti Hollywood, Bel Air e Beverly Hills, dove si respira il profumo della ricchezza, fatta di palme, prati tenuti perfettamente, Ferrari e bolidi quasi fossero utilitarie, il ritorno al Santa Monica Pier – fine della Route 66 – dopo dieci anni, Venice Beach dove la Musla perde il suo anello irlandese a causa di un’onda.
Gli outlet sparsi un po’ in ogni dove in cui puoi trovare un paio di Nike a dieci dollari.
Le otarie in libertà mentre si nuota a La Jolla.

Il vivissimo Gaslamp Quarter di San Diego che, nonostante la stanchezza, fa venire voglia anche a noi di fare le ore piccole.
Il muro di confine con il Messico e la musica che si sente provenire da Tijuana, attraverso le sbarre… dalla parte americana una meravigliosa spiaggia sconfinata méta di passeggiate a cavallo, al di là i colori e la vitalità messicana, il tutto sotto l’occhio vigile della polizia di frontiera americana.
Il picnic a Imperial Beach con le prelibatezze di Manolo.
Mangiare una fetta di torta alle mele da ‘Mom’s Pie’ e sentirsi in un film americano, prima di iniziare l’interminabile visita della miniera in compagnia della nostra inquietante guida.
Borrego Springs: 43°, deserto, un hotel meraviglioso che sembra quasi un’oasi e un tramonto dai colori da sogno… e un incontro con un serpentello albino nel parcheggio. Paura!
Salton Sea, e su questo potremmo scrivere un libro (e qualcuno l’ha già fatto e ci ha ispirato): l’abbandono, il sogno americano svanito di Bombay Beach con la sua sabbia tossica, la realtà parallela di Salvation Mountain e Slab City. Che sia forse il caldo a creare qualche allucinazione?
La bellezza di Palm Springs: 47°, vento secco e viali di palme.
Gli alberi contorti del Joshua Tree National Park.
California City: lotti invenduti della città ideale mai sviluppatasi… rimangono solo strade vuote percorse sole dai rotolacampo.
Bakersfield, Fresno e Stockton: il west che disorienta, qualche ristorante e nessun centro cittadino!
Sentirsi minuscoli al cospetto dei giganti del Sequoia National Park.
Il tempo inclemente della San Francisco Bay a fare da contrasto alla mite e assolata Sausalito; houseboat colorate di milionari della newco!
E ancora San Francisco, a chiudere perfettamente il cerchio di un’esperienza meravigliosa, dove ogni giorno rilascia la sensazione di essere più bello di quello precedente.. e non è poco!
 
Itinerario: San Francisco => Milano Malpensa