Solita colazione con caffè, latte e muffins (quello alla banana il Muslo non lo digerisce ma lo prende sempre!) e breve visita di Holbrook per scattare qualche foto del vecchio centro sulle tracce della 66. Poi, interstate fino alla prima méta della giornata: Meteor Crater. E’ necessario puntualizzare quanto segue: immaginate il deserto dell’Arizona con un grossa voragine al centro, un museo con immagini e filmati sui meteoriti e sulle esercitazioni della Nasa prima della conquista della Luna… bene… tutto questo e null’altro costa la bellezza di $15 a testa! I Musli hanno giurato che non ci torneranno più (!!). A parte questo, vi è la suggestione del deserto dell’Arizona, vastissimo, caldo e la consapevolezza dell’evento naturale che ha causato questo cratere.
Ripresa la I-40, ci imbattiamo in quella che si potrebbe definire davvero una città fantasma; nel deserto di cui sopra si ergono una stazione di servizio distrutta, tre case in legno che cadono a pezzi e due sagome di pistoleri del West: questo è Two Guns! Non rimane che rientrare nella I-40 e raggiungere Flagstaff, mentre inizia a piovere furiosamente. Questa cittadina è molto particolare in quanto, come Gallup e Holbrook, viene attraversata dalla ferrovia della Santa Fe Rail che movimenta i soliti treni merci da ottanta e passa vagoni: sembra che ne passino un centinaio al giorno. A questo si deve aggiungere la magnifica posizione a 2.000 metri in mezzo alle montagne che, di inverno, ne fa una rinomata stazione sciistica; per di più, ha un centro città che, a differenza della maggior parte dei paesi americani, si può definire tale in quanto caratterizzato da vie piene di bei negozi e locali. Qui facciamo un mini-shopping e pranziamo in un cafè vicino a San Francisco Road. Purtroppo il Muslo, a causa della suo meritevole desiderio di sperimentare nuovi piatti, ordina la così chiamata ‘Bagna Calda’ (qualche attinenza con la parente piemontese?) e si vede arrivare quanto segue: 14 spicchi d’aglio (contati) che friggono in una terrina piena d’olio con a parte del pane tostato. La faccia dell’orso cambia radicalmente espressione ma stoicamente e seguendo la linea “Dobbiamo prenderci tutto quello che l’Arizona ci offre”, affronta l’ostacolo e inizia ad imitare un altro commensale che sta gustando questo piatto. La Musla rimane invece ancorata ad una semplice insalata e quindi si salva dall’ ‘agliata’! Il tempo peggiora gradatamente e la ripartenza verso Sedona è sotto un’acqua incessante. Percorriamo la I-17 per poi piegare sulla statale 179 che ha la nomea di essere una delle strade più panoramiche dell’Arizona. In effetti non si smentisce. Il paesaggio cambia radicalmente: da Flagstaff le montagne si fanno più verdi e si notano conifere tipiche dell’ambiente montano; il rosso delle rocce tipiche della zona intorno a Sedona svetta tra gli alberi e dona un incantevole panorama ai nostri occhi. Poco prima dell’entrata in Sedona, combinazione vuole che ci imbattiamo in un outlet, proprio lì, a portata di mano; la Musla – che è alla guida – non ci pensa nemmeno un secondo e immediatamente parcheggia al suo interno, il Muslo rimane sorpreso. Risultato: terzo paio di Nike acquistate dalla Musla e solite magliette per il Muslo.
Dopo questa parentesi materiale, ci dedichiamo allo spirito e ci dirigiamo a Bell Rock, imponente monolite identificato come uno dei quattro vortex (centro di energia) presenti a Sedona. Il contrasto tra cielo e roccia è strabiliante. Dopo una sosta al Kokopelli, hotel davvero delizioso, ci dirigiamo al secondo vortex: Cathedral Rock. Qui evitiamo il solito parcheggio a pagamento all’inizio del sentiero ufficiale e, come nostro vizio, ci addentriamo in una sterrata che, questa volta, ci riserva una location da sogno. Da soli, sotto i pini e con davanti la maestosità del Cathedral Rock. Benché la situazione sia magica, personalmente non avvertiamo nulla di particolarmente mistico. Questi luoghi invece sono famosi per i credo della New Age che affermano la particolare concentrazione di energia di questi vortex. Mah…
Ma noi vogliamo ritentare e quindi ci spostiamo al terzo vortex poco sopra l’aeroporto di Sedona, proprio al tramonto quando, a detta dei più, vi è il momento di concentrazione maggiore. Anche qui, rimaniamo un po’ perplessi nonostante la bellezza straordinaria di quello che vediamo. La nostra impressione di Sedona è che sia un posto d’elite, una sorta di Cortina americana, con una natura stupenda e che tutta la filosofia sui vortex sia stata sfruttata a livello turistico in maniera palese ed eccessiva. Mentre scriviamo, siamo seduti in un ristorante molto intimo e con luci soffuse (‘Apizza Heaven’) in cui abbiamo appena gustato una mega pizza con gli immancabili, ahi noi, aglio e cipolla. Menomale che non abbiamo frequentazioni sociali da espletare in serata con altre persone!
Itinerario: Holbrook (AZ) – Meteor Crater (AZ) – Two Guns (AZ) – Flagstaff (AZ) – Bell Rock (AZ) – Red Rock (AZ) – Sedona (AZ) (Km. 257)
Pernottamento: Kokopelli Suites (hotel davvero delizioso)