A causa anche dell’assenza di bevande alcoliche, l’Oman vanta una grande varietà nell’offerta di succhi di frutta e il nostro hotel, per colazione, non fa eccezione: la Musla, per la prima volta, assaggia il succo d’anguria e ne è completamente rapita; sarà la bevanda che caratterizzerà la prossima estate a Casa Musla! Iniziamo la nostra giornata con un giro al souq di Sur: in questo caso con il termine souq si intende non un mercato coperto quanto un’area in cui sono concentrati i negozi della città. Ci approvvigioniamo di cibarie, cambiamo gli euro in rial omaniti in una delle numerose agenzie private e il Muslo addirittura riesce a farsi sostituire il cinturino del suo orologio da un orologiaio locale! Neanche da dire splende un bellissimo sole e il cielo è assolutamente sgombro di nuvole: il mare è di un blu cobalto che contrasta con la sabbia bianca. Cosa volere di più? Visitiamo quindi il piccolo cantiere navale di Sur dove, in maniera artigianale, vengono ancora costruiti i dhow, le tradizionali barche a vela arabe con una o più vele triangolari.
Proseguiamo quindi lungo il mare fino al villaggio di Al Ayjah, proprio di fronte a Sur, che vanta un bel faro sulla baia; qui notiamo i soliti contrasti dei paesi omaniti: belle case in costruzione circondate da vicoli in terra battuta dove, tra la sporcizia, pascolano placidamente alcune capre. E’ ora di abbandonare la vista del mare, e di questo, sinceramente, siamo un po’ dispiaciuti… imbocchiamo la Highway 23 che punta dritta verso l’interno, direzione deserto. Siamo elettrizzati da quello che ci aspetta! Incontriamo numerosi cantieri per l’impegnativa opera di costruzione di una nuova autostrada che, una volta ultimata, collegherà questa parte del paese con la capitale: tutto ciò ci ricorda quanto visto anche in Russia e porta a pensare che, in Italia, questo boom a livello di infrastrutture si è invece svolto ormai più di cinquant’anni fa!
Giungiamo quindi ad Al Kamil, famosa per la presenza dell’Old Castle Museum. Prima di visitarlo, pranziamo in un ristorantino locale frequentato unicamente da omaniti (nell’intero paese, comunque, non vi è traccia di alcun turista!); comiche scene si susseguono quando, a gesti, cerchiamo di far capire al ristoratore che vorremmo mangiare vegetariano. Il Muslo si adopera anche in una spassosissima imitazione di una gallina per far intendere di evitare qualsiasi pietanza con l’uovo, data la ben nota idiosincrasia della Musla per questo alimento! A noi vengono portate le posate, ma notiamo con sbigottimento che gli altri clienti mangiano tutti con le mani (ovviamente, con la sola mano destra, in quanto per i musulmani la mano sinistra è considerata impura); pasticciano riso e altre pietanze con le dita e, a dire il vero, è uno spettacolo che mal ci dispone per il nostro pasto! Gustiamo però un buon riso bianco accompagnato da verdure in salsa piccante, zuppa di lenticchie bianche accompagnate da una bottiglia di Fanta: il tutto per 2 OMR (poco più di 4 euro). Noi, quasi imbarazzati per la pochezza del conto, lasciamo un ulteriore rial per il simpatico e disponibile oste! Dopo questa avventura, arriviamo al forte del paese, dove vi è il museo: sembra chiuso ma quando stiamo per andarcene sconsolati veniamo raggiunti da una simpatica ragazza filippina (che scopriamo poi essere la guida del museo) che ci apre le porte del castello e inizia a raccontarci della collezione personale dello sceicco Khalfan Al Hashmi: è un eccentrico personaggio di 46 anni che da circa dieci anni risulta in pensione (ogni paragone con la situazione italiana su questo tema è totalmente fuori luogo!) dopo aver lavorato due decenni per il governo omanita e che ora si dedica alla sua passione per il collezionismo, che spazia da vasellame e manufatti tipici omaniti a oggetti per noi davvero stravaganti: pezzi di un meteorite caduto in passato in Oman, mangianastri e videoregistratori, vecchi cellulari e altre stranezze. Che sia un collezionista compulsivo? Purtroppo abbiamo poco tempo a disposizione e quindi in tutta fretta ci godiamo i datteri e il caffè offertoci in segno di ospitalità e soprattutto riusciamo a scambiare solo poche parole con lo sceicco che è solito intrattenere i visitatori col suo fluente inglese. Ma la foto è d’obbligo!
Inizialmente avevamo pianificato di visitare Wadi Bani Khalid, famoso al pari di Wadi Shab: ma, timorosi di ritrovarci a contatto con decine di turisti e desiderosi di gustare a pieno l’esperienza nel deserto, puntiamo dritti verso Bidiyah, ultimo villaggio prima delle dune. Qui diparte la pista, ben segnata, verso i vari campi turistici beduini delle Sharqiya Sands; eravamo un po’ timorosi da quanto letto su internet (sulla facilità nel perdere la pista e impantanarsi nella sabbia, la necessità di sgonfiare un po’ le gomme del fuoristrada per avere più presa) ma nella realtà il percorso, con un po’ di maestria, a nostro parere può essere svolto senza grosse difficoltà. Percorriamo i 12 chilometri di pista e in circa venti minuti arriviamo al Wahiba Bedouin Rustic Camp, in cui veniamo accolti con thè e datteri; la nostra sistemazione prevede una camera in muratura dall’arredamento spartano ma funzionale (non dobbiamo dimenticarci che siamo sempre nel deserto!) con il bagno privato; la particolarità di quest’ultimo è che, pur avendo tutto il necessario (compresa la doccia) e pur essendo diviso dalla stanza da una semplice porta… è a cielo aperto e non presenta un soffitto!! E’ pomeriggio inoltrato e quindi veniamo invitati dai cordialissimi gestori del campo a godere della magia delle luci del tramonto direttamente sulle dune che, a perdita d’occhio, si ergono affascinanti dietro il campo; sembrano a portata di mano ma dobbiamo faticare non poco a conquistarne la cima. Camminare a piedi nudi su questa sabbia ci dona un senso di libertà e sensazioni difficilmente raccontabili a parole; così come risulta impossibile descrivere l’emozione provata a contemplare la meraviglia del deserto intorno a noi con il sole che scende e dona colori aranciati alla sabbia già rossa di suo. Scattiamo foto a ripetizione ma soprattutto rimaniamo a contemplare una sequenza di immagini che davvero ti rapisce… semplicemente, ci rendiamo conto di quanto siamo felici in questo mondo! Il lato negativo della nostra sistemazione è che su una quarantina di persone, la maggior parte sono italiane e quindi dobbiamo subirci le loro parole spesso fuori luogo sia nello spettacolo di balli beduini organizzato nel campo sia nella successiva cena a buffet consumata, come da tradizione locale, seduti per terra sui tappeti della capanna principale del campo.
C’è la luna piena in cielo e quindi non possiamo dedicarci in toto alla vista delle stelle come avevamo immaginato tanti mesi fa ma, prima di andare a letto, viviamo forse il momento più emozionante della giornata: il beduino più anziano accende un falò e, seduto accoccolato accanto alla sua docile dromedaria, racconta ai pochi presenti, raccolti intorno al fuoco, come è cambiata la vita dei beduini negli ultimi tempi e l’importanza dei cammelli nella loro esistenza (si parla sempre di camels a causa della traduzione inglese che non prevede la distinzione coi dromedari a una gobba). Momenti che ci trasportano magicamente in un altro tempo e sensazioni che rimarranno indelebili nei nostri ricordi… una serata indimenticabile!
Itinerario: Sur – Al Ayjah – Al Kamil – Wahiba Bedouin Rustic Camp (Km. 146)
Pernottamento: Wahiba Bedouin Rustic Camp